LEGGERE E’ PIU’ FACILE CHE SCRIVERE
*** Forse si, ma capire ciò che si legge è ancora più difficile dello scrivere.
Questo è un difetto grave che si riscontra in una grandissima maggioranza di persone. Senza perdermi in percentuali, mi limito a considerare questa realtà, come presente in ogni età e rango.
Forse nei giovani è più evidente la carenza di forbita dialettica, di capacità espressiva, di estetica di linguaggio.
Ciò è la conseguenza di mancanza di lettura da una parte, ma anche da un modernismo linguistico viziato dal web.
Anticamente esisteva il linguaggio telegrafico, ma era una tecnica riservata a settori specifici, tipo trasmettere un telegramma con la classica soppressione di articolo, a volte anche verbo e altri accorgimenti atti ad abbreviare la comunicazione (alfabeto morse, telescriventi e sistemi telegrafici via telefono).
Scrivo qui una frase:
Ho comprato 3 rose rosse dai petali vellutati e schiusi per mia moglie;
Ne trascrivo un’altra simile:
Ho comprato 3 rose per mia moglie.
Nella prima troviamo uno stile linguistico che si presta a una descrizione particolareggiata dell’oggetto acquistato;
Nella seconda c’è una carenza descrittiva che perde in valore, nel senso che non mette in risalto le qualità insite in quelle 3 specifiche rose acquistate.
L’esempio calza molto bene, specie se ci si vuole proporre nell’arte della scrittura, dove un brano pregno di elementi descrittivi fa sì che esso sia appetibile al lettore esigente.

Ancora, e questo lo si denota ovunque, non si rispettano le più semplici regole della forma letteraria, che prevedrebbe (Platone ne era un cultore) di non esprimersi in prima persona, ma di utilizzare le proprie esposizioni per bocca di una terza persona.
Ma qui entreremmo in digressione, volendo continuare la disquisizione in questo senso.
Piuttosto, rivolgo il mio appello a coloro che si dilettano nella scrittura sia di intento poetico che di prosa, tipologie, entrambe artistiche.
Un tema artistico di scrittura richiede una discreta conoscenza di termini, sapere qual è il significato reale del termine è basilare, ma spesso in esso è racchiuso un significato allegorico che, se non individuato, non lo si propone, con conseguente perdita di peso e forza.
Si nota purtroppo in molti prodotti letterari l’incapacità di utilizzare una forma grammaticale appropriata, ad esempio nell’uso del condizionale, nella mancata indicazione dell’oggetto o del soggetto, nel passare da una forma di scrittura al presente, con estrema indifferenza al passato o al futuro.
(Es: sono stato chiamato dal direttore e andai nel suo ufficio). Una frase di questo tipo è anomala, dal momento che il presente “sono” viene sconquassato dalla forma passata “andai”.
Sorvoliamo, però, perché a me preme incentivare un discorso fondato su una modalità di scrittura che è il risultato di uno specifico corso preparatorio alternando alla scrittura esercizi di lettura di testi di diverse discipline a titolo di cultura.
Di non minore importanza è la lettura espressiva che consiste nel far leggere poesia e prosa a voce alta.
In questa terza fase si entra in una vivacità esuberante, obbligata per chi voglia affrontare il pubblico senza scadere in letture prive di accento, di tono, di timbro.

Sono certo che alla fine dell’esperimento di apprendimento della forma letteraria, ciascun allievo avrà acquisito:
- Capacità di comprensione del testo
- Una più complessa versatilità di linguaggio,
- L’arte della lettura espressiva.
(leggere è più facile che scrivere)