IL TEOREMA DI PIER PAOLO PASOLINI
IL BEL CORPO CHE AFFASCINA
Un dramma, quello di Pasolini, comune a tutte le epoche e mette in luce la natura di esseri viventi, anche quella recondita e che ciascuno vorrebbe tenere nascosta nell’intimità dei propri atti, dei propri pensieri.
Se nel 1965 è soltanto una rappresentazione teatrale drammatica, nel 1968 raggiunge la vetta di “romanzo” e infine di opera cinematografica.
Non si sa da dove provenga “l’ospite”; Di lui non è detto nulla. E’ soltanto un giovane, in visita presso una famiglia agiata e tranquilla, travolta e stravolta dalla bellezza e dalla gentilezza del ragazzo.
L’OSPITE
Costui era appassionato di lettura, soprattutto della poesia di Arthur Rimbaud, definito uno dei poeti maledetti; e precursore della poetica baudelaireiana di qualche secolo più tardi.
Costui non ha un nome e a nessuno sembra interessi. Di lui, il suo corpo diceva tutto: Un fascino sprigionante da ogni poro della pelle. Corpo che diviene l’oggetto del desiderio da parte di tutti.
In questa famiglia borghese vivevano il padre Paolo –industriale milanese; Lucia, madre, che si crogiola nella noiosa quotidianità; figlio e figlia, Pietro e Odetta,studenti; e la domestica Emilia, non di colore, piuttosto una contadinotta di provincia.
Uno standard familiare consueto, fondamentalmente approvato dalla società di quel tempo.
L’autore – e mi riferisco a Pier Paolo Pasolini- in questo suo dramma fa riferimento a ideologie freudiane e marxiste, anche se tenta, forse senza riuscirci, di trasporre una simile corrente per condurla verso ideali di ordine religioso, in un percorso diametralmente opposto alla morale di un cattolicesimo che lo contesta.
E’, dunque, il corpo del ragazzo, così attraente e seducente che determina trambusto nella famiglia che lo ospita.
Sorge la domestica, la quale pensa che gli altri membri possano anticiparla o addirittura escluderla da una possibile performance sessuale con il giovane e allora, si offre per prima… e con successo, ponendo in atto lo stratagemma di un suicidio, ma solo per finzione.
IL FINTO SUICIDIO
Il ragazzo la ferma “in tempo” e in quella circostanza, approfitta della disponibilità della giovane domestica; non si sottrae a quell’avances, anzi se la gode.
E lo fa anche quando Pietro, suo coetaneo, beneficiando della presenza di un così attraente ragazzo, scopre le sue vere tendenze sessuali e si offre come vittima sacrificale, per godere anche lui di un amplesso sino allora dormiente.
E’ la volta della madre, donna di stagionato e ferreo stampo cattolico, che decide di sottrarsi alla sua malsana noia, seducendo (lasciandosi corrompere) l’aitante e tanto desiderato corpo, divenuto l’oggetto del piacere, nonostante il fondamento cristologico che suggerisce l’obbligo della fedeltà coniugale.
Poteva la giovane Odetta non essere anche lei attratta da un simile portatore di desiderio sessuale? No! Al suo turno Odetta ha risposto con un “prendimi” (ti prendo) tant’era la sua voglia di fare sesso con l’ospite tanto gradito da tutti.
Anche il padre Paolo non fu da meno in quanto a desiderio di sfogare le sue voglie e cadde nella trappola dell’avvenente ospite come se fosse per lui cosa naturale.
Come in ogni favola, così in questa. In quella, la fata (o la strega) svanisce e rimane viva una realtà conseguente. In questa è l’ospite che va via, sparisce, lasciando la bella famigliola nel panico.
Va via, così com’è venuto, inaspettato ma gradito; Va via altrettanto inaspettatamente,lasciando un vuoto e un trambusto in ciascuno di loro.
Si getta così la maschera di un’apparenza scontata e ciascuno si ritrova a dover fare i conti con la propria coscienza; La paura di dover convivere con la colpa di un qualcosa che ha sconvolto il normale trend familiare, fa sì che ciascuno si chiuda nel proprio individualismo.
A farne le spese per prima è Odetta, che all’evento reagisce in modo schizofrenico, al punto che è stata ricoverata in ospedale per un grave disturbo dissociativo.
La madre Lucia, invece, si dà all’avventura sessuale con altri giovani, nel tentativo di trovare in altrettanti rapporti sessuali, quello vissuto con l’ospite… ma inutilmente.
Pietro, già con una predisposizione artistica, si dà alla pittura, senza però essere convinto di ciò che dipinge. Si rinchiude in quella, per sottrarsi all’amarezza che lo sconvolge, si nasconde nel suo individualismo e la solitudine e il tormento alla fine lo condurranno verso la pazzia.
LA SINDROME DI PAOLO, IL PADRE

La sindrome di Paolo, il padre,è ancora più complessa; Preso dalla disperazione per aver messo a nudo la sua debolezza, va fuori di testa (qualcuno sosterrebe che è invece rinsavito) e lascia i suoi averi e la sua azienda ai suoi dipendenti.
Poi fugge via e si rifugia nel deserto dove, girovago nudo tra le dune di sabbia, urla dal suo profondo conscio il suo disappunto per qualcosa che non sarebbe dovuta accadere e che lo ha privato della sua identità. Se non è individualismo questo…
LA CONTADINOTTA
La reazione della domestica, al contrario, sembra sia la più normale. Emilia torna alla campagna dalla quale s’era sottratta e lo fa con naturalezza (apparente). Si rinchiude in un silenzio di profonda riflessione, immobile, quasi indifferente di quanto si muove intorno. Mangia solo ortiche: L’intento è la purificazione da ciò che ritiene sia stata contaminata da quel suo rapporto sessuale.
Reagisce facendosi coprire di terra sino agli occhi che lascia liberi di piangere per far sì che le lacrime possano irrigare il campo circostante.
Il teorema di Pier Paolo Pasolini
L’autore qui è molto oscuro e termina la sua opera con un ermetismo tale che lascia aperti diversi significati e nessuno di quelli supposti ci azzecca.
Emilia è sepolta e c’è parecchia gente che assiste alla sua scena impropria e poco realistica. Tuttavia Pasolini esordisce con un finale che vede la contadina presa da divinazione:
Il suo corpo prende a lievitare e la gente astante grida al miracolo.
C’è poesia in quest’opera? Si, la si denota meglio leggendo il romanzo omonimo. Cosa vuole raccontare Pasolini in Teorema? Ritengo che voglia semplicemente contestare le regole della piccola borghesia legata a norma da applicare in seno alla famiglia e nei confronti della società.
Il conformismo non si addice a un personaggio che ha tutt’altra visione circa i modi comportamentali in una società proiettata nel futuro.Pasolini vorrebbe che il mondo girasse secondo un verso sostanzialmente consono al suo pensiero,per molti contorno e deprecabile.
Il teorema di Pier Paolo Pasolini resta irrisolto, dal momento che la società non ha poi trasformato i suoi concetti di fondo, così come avrebbe voluto facesse.
Se la borghesia piccola, tanto contestata fosse morta, oggi ci troveremmo a vivere in un sistema di anarchia morale, religiosa e politica (francamente non condivido l’eventuale avvento.) non solo incomprensibile, ma anche deprecabile. Una Società organizzata deve difendere valori morale, e altri principi diversi che oggi vengono a mancare.
Quella di oggi a mio avviso non è più piccola borghesia, ma potere capitalistico, che niente a da spartire con la quotidianità di un’esistenza grama cui la gente comune è costretta a vivere. Però, ciò che Pasolini ha descritto nel suo film/romanzo è ciò che accade sotto gli occhi di tutti, purtroppo, anche nell’indifferenza.
Non aggiungo altro sul senso che l’autore ha voluto imprimere in “teorema”, salta però alla ragione, un motivo di meditazione sul senso della controversa esistenza e dei comportamenti di ogni individuo.
(il teorema di Pier Paolo Pasolini)