IL TEATRO DEL NOVECENTO

La storia del teatro è millenaria e in ogni epoca ha subito trasformazioni spesso dovute a esigenze di rinnovamento e di evoluzione sia di tecniche che di pensiero. Tralascio tutta la storia antica per soffermarmi al teatro del novecento, perché proprio in quel secolo si è venuta a determinare una rivoluzione che ha spezzato le catene che lo tenevano legato da secoli a convenzioni, sempre le stesse. Nacque così l’idea di una trasformazione ritenuta necessaria.

Si trattava di rivalutare l’insiemistica rispetto al testo proposto che riguardava le modalità di recitazione, le scenografie, ma anche –e questa fu una novità assoluta- il rapporto con il pubblico.

Si decise di partire dalla innovazione del “modus scribendi”, sia sul come scrivere che sul cosa scrivere, ovvero ricercare nuove forme di testo teatrale e nuovi generi che aprano nuovi orizzonti sulla scena, a cura di attori scrittori e registi, ovviamente.

Indiscutibile è il fascino che il teatro genera, anche ai giorni nostri, specialmente dopo avere assaporato il gusto di un teatro che va a toccare i meandri della comunicazione collettiva, della riflessione di gruppo di un’intera comunità che attraverso la scena ritrova valori persi, disdegna l’individualismo oggi regnante nella società.

IL TEATRO DEL NOVECENTO

Ad ogni buon conto, questo teatro, lontano dalle sfere della commercializzazione tanto in voga sin dalla metà dell’ottocento, rivela e riscopre i valori antichi di un teatro “tutto arte”, più che “prodotto commerciale” usa e getta e di breve durata.

Il novecento, dunque, vuole (e ci riesce) reimpostare il significato nel teatro sì come lo si intendeva nella Grecia classica, nell’età elisabettiana (intorno al 1400) (la cui influenza coinvolse anche Shakespeare) e, perché no? Nel medio evo.

Il teatro come rito eternato di  storie legate all’esistenza umana, ai drammi, alle tragedie ricorrenti tra la gente semplice e dei ceti medio alti; Un teatro “liberatorio”, divertente, si, ma profondo.

Utopia e realtà, si fondono in un incontro scontro, quasi come l’ipotesi e la tesi, suscitando riflessioni di genere che la drammaturgia suggerisce, frutto d’insieme tra il lavoro certosino dell’autore, del regista e degli attori che con la loro interpretazione coinvolgono il pubblico, estasiandolo.

Loading

Sharing is caring!

Di Gianni Nachira

E' presto detto: Da lavoratore, una volta raggiunta la pensione, sono riuscito a prendere in mano il sacco dove per anni sono state rinchiuse le mie passioni in campo artistico. Non è stato facile, perché l'età e l'impossibilità di farlo a tempo debito hanno parlato chiaro: "NON PUOI". Al ché io ho risposto: "Ma davvero?" Allora mi sono cimentato a fare teatro, a fare musica. FARE, CREARE, senza mollare e nonostante le difficoltà che la vita ancora oggi mi pone ad ostacolo, proseguo imperterrito sfidando il fato che da quasi sessant'anni mi assegna una sorte avversa. In questo mio sito ho messo insieme una parte di me e continuerò a farlo perché rimanga traccia di una storia di vita forse banale, ma comune a molti.

Lascia un commento