Poesia Petali di velluto: Un verso estratto

Il mio libro Chiodi di ghiaccio

Liriche poetiche

Cosa mai si può raccontare con la poesia? In molti direbbero:

Ben poco.

Ma non è così.

Anche se oggi la poesia non trova più il riscontro e l’interesse di cui essa beneficiava nel passato più recente e ben più in quello più remoto, il Poeta non può fare a meno di mettere su carta le sue liriche, poiché esse rappresentano di fatto l’essenza della sua vita; dichiarano il bisogno intimo ed intrinseco che egli ha, di esprimersi in versi per raccontare il mondo, la natura, gli astri… Dio; Per raccontarsi.

 

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Il mio libro Chiodi di ghiaccio fa proprio questo: Racconta.

Non è facile, ma neppure egli, può esimersi dal narrare in versi la vita, le esperienze vissute, il male patito, le gioie conosciute.

Poche, sempre poche le gioie, appena sufficienti a fargli portare addosso la sua croce, a stringere i denti, quando i chiodi di ghiaccio gli penetravano il cuore (Qui figurativamente gli trafiggono la mano). 

Un richiamo al Cristo? No! Certo che no. E’ soltanto dolore fisico, stanchezza, a causa dei lunghi anni del tormento cui egli è stato sottoposto. Dalla sorte avversa? Dai farabutti incrociati per la via? Dal destino? 

Già, il destino, quell’imponderabile, che causa gli eventi della vita a chiunque, quasi sia una potenza oscura, misteriosa, soprannaturale. L’ineluttabile destino davanti al quale ci si dovrebbe arrendere per subire, rassegnandosi, perché fatale, perché impone leggi imperscrutabili, imponderabili.

Non per tutti, però. Almeno non per lui.

Con lui il destino ha fatto da vettore in un percorso voluto e attuato e il poeta, nei lunghi anni ha saputo reggere allo sconforto, alla snaturalizzazione cui è stato per costrizione soggetto.

L’intento era quello di condurlo a morte; Anche la morte però, si è dovuta arrendere davanti all’inaudita possanza di una volonà retta da Forze Superiori; le forze del bene che soltanto un universo ben costruito sa gestire.

Il mio libro Chiodi di ghiaccio SI presenta così, con una copertina che raffigura realmente la mano del poeta, nella forma, nelle linee che si possono intravvedere, anche se a mala pena si scorgono.

L’ultima di copertina presenta la Poesia Chiodi di ghiaccio dalla quale il libro assume il titolo. Eccola.

Gli esempi d’amore sono quelli che mancano in questa nostra società.

 

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Di Gianni Nachira

E' presto detto: Da lavoratore, una volta raggiunta la pensione, sono riuscito a prendere in mano il sacco dove per anni sono state rinchiuse le mie passioni in campo artistico. Non è stato facile, perché l'età e l'impossibilità di farlo a tempo debito hanno parlato chiaro: "NON PUOI". Al ché io ho risposto: "Ma davvero?" Allora mi sono cimentato a fare teatro, a fare musica. FARE, CREARE, senza mollare e nonostante le difficoltà che la vita ancora oggi mi pone ad ostacolo, proseguo imperterrito sfidando il fato che da quasi sessant'anni mi assegna una sorte avversa. In questo mio sito ho messo insieme una parte di me e continuerò a farlo perché rimanga traccia di una storia di vita forse banale, ma comune a molti.

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